Sono anni difficili per nostre care e piccole api, perché da circa due decenni gli esperti segnalano eventi significativi di alta mortalità, concentrati soprattutto durante le fioriture primaverili, a causa principalmente dei trattamenti fitosanitari effettuati in modo non professionale.
Sono molteplici le cause che hanno portato queste specie ad essere a rischio di estinzione, tra le principali la crescente urbanizzazione, l’espansione delle monocolture, ma soprattutto i metodi sbagliati di difesa delle coltivazioni che nella maggior parte dei casi recano danni alla salute degli impollinatori. Oltre a questi fattori, negli anni si sono verificate diverse malattie delle api, che hanno portato gli apicoltori a mantenere sempre e costantemente alta l’attenzione sullo stato di salute dei favi: peste americana, peste europea, varroasi, amebiasi, acariosi, ce ne sono tantissime, ma l’ultima arrivata è l’Aethiniosi, causata da Aethina tumida (Murray 1867), un organismo alieno meglio noto come il piccolo coleottero dell’alveare.
Aethina tumida è un insetto originario dell’Africa meridionale, dove convive senza gravi conseguenze all’interno delle colonie di api del capo: questo perché le operaie di questa sottospecie di Apis mellifera sono molto aggressive nei confronti di Aethina t., la quale riesce a parassitizzare solo famiglie o favi molto deboli. A partire dal 1998 questo coleottero è stato indentificato anche in altri continenti, nei quali – non avendo degli antagonisti naturali – ha causato danni e perdite ingenti, per via dell’azione trofica delle loro larve che scavano gallerie nei favi, dove si nutrono di cera, polline e miele, ma anche di larve di api. Inoltre, per arrecare ancor più danno, defecano sul miele provocandone la fermentazione e quindi l’inutilizzo.
Rilevato per la prima volta in Calabria nel settembre del 2014, sono succeduti altri due focolai nella Sicilia orientale (2014 e 2019), ma da subito il Ministero della Salute si è mosso per identificare una strategia di eradicazione di questa specie invasiva che in molti stati del mondo si è rivelata dannosissima per le api e per l’economia ad esse associata.
In Italia, non essendoci in natura degli antagonisti, risulta difficile prevenire o contrastare la presenza di questo coleottero; inoltre, è molto difficile individuare la presenza di Aethina t. negli alveari se gli esemplari presenti sono pochi. Per avere un riscontro precoce sulla loro possibile presenza, è fondamentale effettuare un controllo regolare degli apiari e di installare delle trappole meccaniche sul fondo dell’alveare. Un’infestazione di Aethina t. si riconosce da alcuni fattori, i quali si manifestano purtroppo quando i danni al favo sono già ingenti e irrecuperabili:
- presenza di larve nelle celle, sulle pareti interne e sul fondo dell’arnia. Le larve sono lunghe circa 1cm e di colore bianco crema, nelle quali si possono osservare 3 paia di lunghe zampe anteriori, delle spine sulla parte dorsale di ciascun segmento del corpo e 2 grandi spine che sporgono nella parte posteriore;
- favi deformati o collassati per via delle gallerie scavate all’interno degli stessi dalle larve;
- presenza di miele di colorazione diversa o fermentato, che fuoriesce dalle celle sporcando i favi e gocciolando sul fondo dell’arnia.
Il ciclo biologico del coleottero degli alveari si compone di 4 fasi: uovo, larva, pupa e adulto. Le femmine depongono le uova nel favo (nelle crepe del legno o direttamente nelle celle dove è presente il polline e il miele). Dopo 3/5 giorni le larve si schiudono dagli ovuli e iniziano a nutrirsi di cera e di sostanze presenti nel favo. Il ciclo di sviluppo della larva dura circa 12-16 giorni, dopo i quali si trasforma in pupa. Lo stadio di pupa si svolge nel terreno circostante l’alveare (nel raggio di 20 m), in terreni morbidi e umidi con una temperatura superiore a 10°C. Dopo 3-4 settimane emerge come adulto, caratterizzato dal colore bruno/nero e lungo 5-7 mm per 2,5-3,5 mm di larghezza (1/3 delle dimensioni di un’ape operaia). Dopo circa 2 settimane da adulto, si può riprodurre ricominciando da capo il ciclo biologico. È importante notare che il ciclo biologico di Aethina t. è molto influenzato dalle condizioni ambientali, come la temperatura e l’umidità: in ambienti caldi e umidi, il ciclo biologico può essere completato anche in meno di un mese, mentre in ambienti freddi potrebbe richiedere più di due mesi. In generale, sviluppa da 1 a 6 generazioni all’anno.
La diffusione dell’Aethiniosi avviene per via naturale, in quanto l’adulto è in grado di volare percorrendo chilometri su chilometri in cerca di condizioni ambientali migliori, tanto che si è riscontrato che possono sopravvivere fino a 9 giorni senza alimenti e acqua. In generale, si è visto che la diffusione è favorita dalla movimentazione di pacchi d’ape, colonie, sciami, favi, cera o attrezzature apistiche non pulite a dovere.
Il blocco delle movimentazioni degli alveari si è dimostrato efficace nel contenere l’invasione all’interno di un’area limitata della Calabria evitando la diffusione dell’infestazione in nuove zone.
Qualora un apicoltore riscontrasse la presenza di qualche esemplare di Aethina t. in un favo ha l’obbligo di legge di denuncia obbligatoria, anche nel caso di una sola presenza sospetta bisogna procedere con una segnalazione. Inoltre, è vietato l’invio di api, bombi, sottoprodotti apistici non trattati, attrezzatura apistica e miele in favo destinato al consumo umano dalle zone infestate verso gli altri stati membri dell’EU: i regolamenti sull’importazione e le misure di protezione sono la principale difesa nei confronti dell’introduzione e della diffusione dell’Aethiniosi in Europa. È quindi fondamentale che ogni apicoltore rispetti la normativa dell’EU e osservi con attenzione i propri alveari con regolarità.
Le api e gli altri insetti impollinatori svolgono un ruolo cardine nell’impollinazione incrociata, tanto che un terzo del nostro cibo e il 90% delle piante selvatiche da fiore dipendono dalla loro opera di impollinazione. Non è abbastanza per sforzarsi a salvaguardare il più possibile queste specie? Se questi insetti sparissero, le conseguenze sulla produzione alimentare sarebbero devastanti. Le cause che hanno portato ad una drastica diminuzione di api nel mondo sono legate all’azione umana, ma siamo ancora in tempo per evitare il peggio. I grandi cambiamenti nascono da piccole buone abitudini, iniziamo con l’imparare ad usare i prodotti fitosanitari solo quando è strettamente necessario seguendo minuziosamente le indicazioni riportate in etichetta, nel frattempo in giardino piantiamo qualche specie di fiori “salva api”. Per quel che riguarda Aethina t. le regole per evitare la propagazione di questo parassita sono chiare e consultabili nel sito del Ministero della Salute: anche se al momento la presenza di questo parassita è riscontrata solo in Calabria è bene tenere gli occhi aperti e monitorare la situazione in ogni regione.