L’Italia è lo stato dove il Pinus pinea è tra le specie di pino più diffuse, presente soprattutto lungo le coste, nelle quali forma vasti boschi litoranei. Considerato l’alto numero di esemplari di “pino domestico” presenti lungo l’intera penisola (ad eccezione delle zone montuose), quest’albero da molti viene considerato come il simbolo del Paese, tanto che sia in Francia che nel regno Unito viene chiamato “Pino Italiano” (Italian stone pine – Pin d’Italie). Nella nostra zona, Cavallino Treporti, il Pinus pinea è tra le specie dominanti di quel lungo corridoio di pinete che si affaccia sulla spiaggia e il mare: la sua piantumazione era stata avviata già nel XIX secolo, come parte di un programma di forestazione per proteggere proprio le dune sabbiose dall’erosione. Grande è l’importanza del pino domestico per il landscape italiano, tanto che alcune zone boschive e pinete (come quelle di Cavallino Treporti) sono diventate aree SIC (Siti di Interesse Comunitario), ovvero territori naturali protetti che fanno parte della rete Natura 2000 dell’Unione Europea, un sistema di siti designati per proteggere la biodiversità e gli habitat naturali di importanza europea.
La presenza così rilevante di questa specie arborea porta con sé – purtroppo – anche degli antagonisti, come Thaumetopoea pityocampa (processionaria del pino) e Toumeyella parvicornis (cocciniglia tartaruga del pino), insetti che causano danni seri ed ingenti al patrimonio arboreo.
La processionaria del pino l’abbiamo già tratta in modo dettagliato in un precedente articolo: questo lepidottero colpisce principalmente le specie di genere Pinus ed è tristemente noto per via del suo corpo interamente ricoperto da una “peluria” volatile e altamente urticante, la quale può causare reazioni allergiche (in alcuni casi anche molto serie) alle persone e agli animali.
La cocciniglia tartaruga del pino è un insetto fitofago proveniente dall’America del Nord. Il suo nome si rifà all’aspetto dell’esemplare di cocciniglia femmina da adulta, la quale ha il dorso ricoperto da una specie di guscio segnato come il carapace di una tartaruga. Nel 2014 è stata identificata per la prima volta in Italia, nell’area urbana di Napoli, e da allora si è presto propagata nelle regioni centro-meridionali, come Lazio, Toscana e Puglia. Negli ultimi anni è stata rinvenuta anche in Francia, pertanto non è da escludere che potrebbe espandersi toccando anche nelle aree settentrionali del Bel Paese.
Un’infestazione di cocciniglia tartaruga del pino causa una progressiva defogliazione delle chiome degli esemplari di genere Pinus, che porta ad un indebolimento dell’esemplare e – se non correttamente trattato – può causarne un irreversibile deperimento o la morte a distanza di soli 2 o 3 anni dall’inizio dell’infestazione. I sintomi principali e più evidenti sono la riduzione dello sviluppo dei germogli, il disseccamento e l’ingiallimento degli aghi e la mancanza di ripresa vegetativa. Il danno è legato all’attività di nutrimento delle cocciniglie e al conseguente rilascio di un’ingente quantità di melata, che a sua volta favorisce lo sviluppo di fumaggine.
La cocciniglia del pino presenta uno sviluppo diverso da femmine e maschi: le femmine hanno tre stadi giovanili (neanidi) prima dello stadio adulto, mentre i maschi ne hanno solo due, seguiti dagli stadi di prepupa e pupa e dall’adulto alato. Il primo stadio neanidale è l’unico stadio mobile della specie, perchè una volta fissate non si spostano più, nemmeno negli stadi di sviluppo successivi, così che quando la popolazione su un ramo è molto numerosa, le femmine adulte possono trovarsi anche parzialmente sovrapposte l’una sull’altra.
Il clima caldo del bacino del Mediterraneo consente alla cocciniglia tartaruga di produrre almeno tre generazioni all’anno: i periodi di ovideposizione si sono verificati da fine aprile a fine maggio, da luglio alla prima metà di agosto e da metà settembre a novembre, con la possibilità delle diverse generazioni di sovrapporsi.
Considerati i sintomi e la velocità di riproduzione e propagazione del parassita, forte è stata la spinta dei ricercatori e delle aziende specializzate per cercare un metodo sicuro ed efficace per il controllo e la lotta alla Toumeyella parvicornis, mediante strategie a basso impatto ambientale adatte alle aree antropizzate, soprattutto quelle urbane. L’endoterapia è la migliore strategia da attuare, perché sostenibile e soprattutto azzera i rischi associati “all’effetto deriva” di prodotto fitosanitario, quindi adatta per un utilizzo in ambienti urbani.
Il CREA Difesa e Certificazione (Istituto Nazionale di Riferimento per la protezione delle Piante facente parte del Servizio Fitosanitario Nazionale) nel 2021 ha iniziato un’importante sperimentazione ancora in corso, con il fine di valutare l’efficacia dell’endoterapia sulla Toumeyella parvicornis, per via del fatto che finora non sono ancora stati rilevati antagonisti naturali efficaci. Fortunatamente questa nuova sperimentazione specifica ha dato risultati molto positivi confermando quanto già osservato dal Servizio Fitosanitario della Ragione Emilia Romagna nella lotta al Crisicoccus Pini (un’altra cocciniglia aliena) dove analogamente furono eseguiti trattamenti endoterapici fitosanitari: in entrambe queste esperienze di successo è stata applicata la tecnica Nuovo Metodo Corradi® sviluppata da G.E.A. Trattamenti Endoterapici.
Per essere efficace, l’endoterapia deve essere effettuata su tutti gli esemplari infestati mediante iniezioni con prodotti fitosanitari a base di abamectina, purché in possesso di autorizzazione specifica per impiego contro questo temibile parassita (ad es. VARGAS, prodotto da Rotam Agrochemical Europe Limited). Con la tecnica Nuovo Metodo Corradi® i trattamenti endoterapici sono effettuati direttamente nel tronco dell’albero, iniettando manualmente il prodotto esercitando una bassa pressione nel flusso xilematico: in questo modo si asseconda la capacità di assorbimento dell’esemplare soggetto a trattamento e si favorisce la distribuzione del fitofarmaco in tutta la chioma.
L’endoterapia rappresenta la misura più efficace, sostenibile e diretta per limitare i danni causati sia dalla Toumeyella parvicornis che dalla Thaumetopoea pityocampa (processionaria del pino). Inoltre, è dimostrato che i fori generati nel tronco per effettuare l’iniezione non causano lesioni alcune alla corteccia o all’albero. Tuttavia, l’endoterapia è un metodo efficace solo se effettuato su tutti gli esemplari presenti nell’area, applicando in questo modo una misura di controllo a lungo termine. La mancanza in natura di nemici/predatori efficienti, ha spinto a ricercare l’attuazione di possibili programmi di lotta biologica classica: per la cocciniglia tartaruga era stato preso in considerazione il coccinellide Cryptolaemus montrouzieri, ma i risultati non sono stati per niente soddisfacenti e tantomeno paragonabili a quelli ottenuti con i trattamenti endoterapici.
A seguito degli ingentissimi danni causati dalla Toumeyella parvicornis nelle regioni Lazio e Campania, dal 2021 è stato istituito un decreto ministeriale che rende obbligatoria l’adozione di misure fitosanitarie per la prevenzione, il controllo e il contrasto alla cocciniglia tartaruga, riassumibili in 3 punti principali:
· allineare le linee guida nazionali al piano di azione contro la cocciniglia Toumeyella parvicornis (Decreto regionale dirigenziale n. 52 del 29 luglio 2015 – regione Campania);
· attuare lo schema delle procedure di indagine approvate dal Comitato fitosanitario nazionale (19 novembre 2020);
· indentificare e delimitare l’area interessata dalle infestazioni di cocciniglia tartaruga, considerando sia le “zone infestate” che le relative “zone cuscinetto”, ovvero le aree che circondano per almeno 5 km di larghezza ciascuna zona infestata.
In conclusione, le cocciniglie rappresentano uno dei più grandi gruppi di insetti alieni che negli ultimi anni hanno scelto le aree affacciate al bacino del Mediterraneo per stabilizzarsi e proliferare. Le infestazioni di alcune specie sono state la causa principale del drastico cambiamento di alcuni paesaggi urbani, boschi e alberi ornamentali di parchi e viali, motivo per cui è essenziali mettere in atto azioni concrete che preservino la salute del patrimonio arboreo nazionale e ne conservino le biodiversità. Per prevenire gli effetti negativi di parassiti delle piante arboree forestali ed ornamentali –la cocciniglia tartaruga o la processionaria del pino – sulle zone urbane o le pinete, come quelle del litorale veneto, è importante adottare in modo sistematico misure di prevenzione e controllo, in primis l’endoterapia, che se fatta in maniera corretta e con intervalli di due anni, azzera la popolazione della pianta e quindi non dà modo all’insetto di svilupparsi.