Siamo in piena primavera, il clima si sta muovendo piano piano verso temperature più calde e nei giardini si respira aria di novità con il risveglio della natura. Purtroppo però, assieme ai fiori e al verde, spuntano anche numerosi insetti e parassiti, che è bene conoscere e provvedere al loro contenimento, onde evitare una possibile infestazione; tra questi abbiamo la cocciniglia, uno degli insetti più comuni che possono interessare giardini, orti e aree verdi.
La cocciniglia è un insetto fitomizio (si nutre della linfa di piante e alberi succhiandola direttamente dai vasi cribrosi) appartenente alla superfamiglia Coccoidea dell’ordine dei Rhynchota. Sono insetti di dimensioni ridotte, generalmente misurano pochi millimetri (fatta eccezione per alcune specie esotiche che raggiungono i 3cm) e la loro caratteristica principale è la presenza di ghiandole che secernano sostanze simili alla seta o alla cera, con le quali rivestono il loro corpo creando un caratteristico scudo protettivo che le rende inconfondibili agli altri insetti. I maschi sono generalmente più piccoli delle femmine e provvisti di ali, mentre le femmine ne sono prive e talvolta alcune specie, dopo aver deposto le uova, perdono anche le zampe, diventando così una sorta di involucro protettivo per i nuovi esemplari. Questi insetti, tanto nel passato quanto nel presente, rivestono una grande importanza commerciale, poiché dal corpo delle femmine della specie Dactylopius coccus e Kermes vermilio si estrae il colorante alimentare E120.
Questi insetti colonizzano in gran numero le parti giovani delle piante, i germogli e le foglie, ma esistono anche specie che infestano le radici, e per nutrirsi perforano la lamina fogliare o i fusti per arrivare alla linfa in essi contenuta, in quanto ricca di zuccheri. Si incontrano molto spesso sulle conifere e sugli agrumi, ma possono essere presenti anche sulle succulente, sulle specie orticole e su molte piante ornamentali, prediligendo i punti in cui la pianta è poco esposta al sole e con scarsa ventilazione. La cocciniglia, una volta attaccata la pianta, produce la melata, una sostanza zuccherata molto ricercata che attira numerosi altri insetti, prime fra tutti le formiche. La melata, inoltre, incentiva la proliferazione e l’attacco diretto dei funghi parassiti ed è per questo motivo che solitamente una pianta colpita da cocciniglia soffre anche di fumaggine, che la indebolisce visibilmente e ne ostala la ripresa alle normali funzioni vitali.
Tra le cocciniglie più diffuse abbiamo Chionaspis evonymi, Iceria purcasi, Ceroplastes sinensis, Pseudococcidae Heymons e Matsucoccus feytaudi.
Chionaspis evonymi è meglio conosciuta come cocciniglia bianca dell’evonimo, perché vive solamente a spese delle piante di evonimo, siano esse di specie europeo che di quella giapponese. Si presentano sempre ricoperte da uno scudo protettivo: i maschi sono bianchi ed allungati e si trovano specialmente su entrambe le pagine fogliari, formando ammassi lungo le nervature, mentre le femmine sono mitiliformi e di colore marrone e le si incontrano sui rami. Queste cocciniglie non effettuano lunghi percorsi, perché il loro periodo di mobilità va da qualche ora fino ad un massimo di alcune decine, per poi fissarsi definitivamente in un punto e rimanervi tutta la vita: definita la posizione si ancorano con gli stiletti boccali ed iniziano la loro fase di alimentazione sottraendo continuamente linfa alla pianta, la quale in poco tempo risulta fortemente deperita e con perdite notevoli di fogliame, che in casi estremi può portare anche alla morte dell’esemplare. Queste cocciniglie si riproducono molto intensamente, ogni femmina può deporre fino ad un centinaio di uova e a completare fino a tre generazioni in un anno. La riproduzione avviene in prevalenza sulla stessa pianta, ma può infestare anche quelle vicine in quanto le neanidi giovani sono facilmente trasportabili, pertanto i maggiori danni si notano sugli evonimi allevati per costituire complessi come siepi e bordure. I principali interventi di difesa verso il Chionaspis evonymi sono da un lato un utilizzo calcolato e ragionato dell’inserimento dell’evonimo nei giardini e nelle aree verdi, preferendo l’introduzione di poche specie isolate alla creazione di intere siepi o bordure che favorirebbero il proliferare di questo parassita. Mentre, dall’altro lato, qualora l’infestazione fosse già presente, si interviene attraverso trattamenti con prodotti insetticidi testati e rispettosi degli altri insetti non bersaglio.
Iceria purcasi viene chiamata anche cocciniglia cotonosa solcata, per via della presenza di carenature che si estendono sulla superficie del corpo, o cocciniglia del pittosporo, perché si trova frequentemente sulle piante di Pittosporum (pittosporo). Caratteristica principale di questa specie è la rarità o assenza del maschio (per convenzione), in quanto la femmina è ermafrodita e quindi in grado di riprodursi per autofecondazione. In un anno si susseguono circa 2 o 3 generazioni ed ogni femmina può deporre da 400 a 800 uova. Anche questo tipo di cocciniglia danneggia le piante sottraendone la linfa e producendo melata, sulla quale s’insediano secondariamente gli agenti della fumaggine. I danni sono particolarmente visibili sulle siepi di pittosporo, ma anche sugli agrumi, dove le infestazioni non controllate né trattate portano al deperimento della pianta fino alla morte. La difesa chimica si attua mediante trattamenti con insetticidi che agiscono per asfissia, effettuati da operatori specializzati, nei periodi che coincidono con la schiusa delle uova, quando i parassiti allo stadio di neanide mobile non sono ancora coperti dal loro caratteristico strato ceroso che funge da scudo e quindi sono maggiormente sensibili ai trattamenti. Invece, la lotta biologica integrata può essere applicata mediante la Rodolia cardinalis, piccolo ma attivissimo predatore coccinellide che si nutre di cocciniglia del pittosporo.
Ceroplastes Sinensis, conosciuto anche come Ceroplaste o cocciniglia elmetto degli agrumi, perché caratterizzato da un rivestimento a placche simile ad un elmetto. È particolarmente presente negli agrumi, ma anche su altre piante come fico, olivo, alloro, oleandro, pittosporo e pioppo. Le infestazioni di Ceroplasti sono molto pericolose a causa della loro velocità di propagazione e delle loro prolifiche nidiate (ogni femmina depone in media 2.000 uova). A seguito della schiusa delle uova, dopo un breve periodo di mobilità, le neanidi si fissano lungo la nervatura mediana della pagina superiore delle foglie, per poi passare in quella inferiore e successivamente sui rametti con l’avvicinarsi dell’autunno. I danni sono dati dalle punture trofiche su foglie e rami, tramite le quali si nutrono della linfa, e dalla produzione di melata, con conseguente sviluppo di fumaggine, provocando deperimento della pianta fino a causarne anche la morte. Si può contrastare tramite lotta chimica o biologica: la lotta chimica deve essere effettuata in piena estate, quando le neanidi schiudono e non sono ancora avvolte da placche che contrastebbero gli effetti dei prodotti utilizzati, mentre la lotta biologica può essere effettuata con l’inserimento di alcuni Coccinellidi del genere Chilocorus ed Exochomus o di larve di Lepidotteri del genere Coccidiphaga
Pseudococcidae Heymons o cocciniglia farinosa del pino o cocciniglia cotonosa, deve il suo nome comune alle abbondanti emissioni di cera di aspetto polverulento, fioccoso o cotonoso, che rilascia una colorazione biancastra sui rami e sulle foglie rendendola facilmente individuabile. Vive su fronde ombrose, poco ventilate e con umidità relativa alta, e si riproduce in ambienti caldi e secchi, tanto esterni quanto interni, pertanto i mesi estivi sono quelli più a rischio. Producono abbondanti quantità di melata che le portano ad essere spesso in simbiosi con le formiche, così che alcune specie radicicole vengono allevate nei formicai, mentre altre ad habitat epigeo sono protette in ricoveri costruiti proprio dalle formiche. La difesa contro infestazioni in atto da parte di Pseudococcidi non è facile, perché tendono a occupare le parti più riparate delle piante, le quali sono più difficili da raggiungere con i trattamenti chimici basati sugli insetticidi di contatto, e la loro copertura cerosa funge da scudo verso gli insetticidi.
Matsucoccus feytaudi (cocciniglia della corteccia del pino marittimo) è originaria del Mediterraneo orientale, ma a partire dal 1950 si diffuse prima nella Francia sudorientale per poi propagarsi in Liguria ed in Toscana, dove ha trovato condizioni climatiche ed ambientali ottimali per l’avvio di infestazioni a carattere epidemico particolarmente dannose per il pino marittimo. Segni della loro presenza sono resinazione lungo tronchi e rami e arrossamenti a chiazze, che portano prima ad una progressiva caduta degli aghi e successivamente alla morte dell’esemplare. In una prima fase, detta “di infiltrazione”, si osservano solo sporadici attacchi su nuclei isolati di piante, ma nella fase successiva, detta di “generalizzazione” che avviene dopo 3-5 anni, avvengono disseccamenti e morie diffuse. Contemporaneamente, altri insetti xilofagi, attratti dallo stato di debolezza dei pini, contribuiscono ad accelerare il deperimento della pianta. Questa specie di cocciniglia è combattuta per legge, sia a livello pubblico che privato, per via degli ingenti danni che arreca al patrimonio vegetale.
Per prevenire possibili infestazioni da parte di questi insetti è consigliabile far trattare le piante da operatori esperti con anticoccidici all’inizio della primavera, in modo da riuscire a distruggere la gran parte delle uova ed evitando di danneggiare gli insetti utili, come i pronubi, poco presenti in questo periodo dell’anno.
Per combattere le infestazioni da Matsucoccus feytaudi e Pseudococcidae Heymons si agisce mediante tecniche di lotta biologica, come i trattamenti endoterapici e la difesa biologica attraverso altri insetti antagonisti.
L’endoterapia è un sistema di lotta biologica a bassissimo impatto ambientale, che consiste nell’iniezione di sostanze insetticide direttamente all’interno del tronco delle piante da trattare: con una specifica punta si effettuano dei fori nel fusto e con una siringa a pressione manuale si inietta il prodotto fitosanitario. In questo modo la sostanza iniettata si diffonde nella pianta naturalmente, tramite il flusso xilematico, raggiungendo la parte epigea e contrastando esclusivamente gli insetti bersaglio, senza dispersione dell’insetticida nell’ambiente. Un altro tipo di lotta biologica complementare (ma non sostitutiva) all’endoterapia, invece, viene praticata con il posizionamento sugli alberi da trattare di alcune specie di coccinelle scelte a seconda del tipo di cocciniglia da combattere, come Cryptolaemus Montrouzieri che si nutre di cocciniglie cotonose, e Exochomus quadripustulatus, la quale invece predilige la cocciniglia tartaruga.
Queste tipologie di intervento sono sempre più frequenti, perché sono conformi alle indicazioni del Piano di Azione Nazionale (PAN) riguardante l’utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, grazie all’assenza di dispersione nell’ambiente circostante delle sostanze e alla drastica riduzione dei rischi derivanti dal loro impiego, e garantiscono così una risoluzione mirata del problema nel pieno rispetto dell’ecosistema e delle persone.