In Italia, quando si parla di scarafaggi, l’immagine collettiva li dipinge come insetti repulsivi e difficili da debellare, un pregiudizio che, nella realtà, non è affatto infondato. Gli scarafaggi sono insetti affascinanti, portatori di numerose curiosità, alcune tramandate da secoli e altre emerse solo grazie agli studi più recenti.
Molti studiosi sono attratti da questi insetti per via innanzitutto della loro diffusione, adattabilità e resistenza: nel mondo esistono circa 4.000 specie di scarafaggi, tanto da essere presenti in tutti gli ambienti, ad eccezione dell’Antartide, da almeno 200 milioni di anni. In pratica, questi insetti hanno convissuto con i dinosauri, poi, 66 milioni di anni fa il meteorite Chicxulub causò l’estinzione di tutti i dinosauri non aviani e la scomparsa di almeno i due terzi delle specie presenti sulla terra, ma gli scarafaggi ebbero la meglio: si presume che la capacità del loro corpo di appiattirsi permise loro di salvarsi, trovando riparo in crepe o fessure di ampiezze decisamente inferiori rispetto al loro spessore. Di recente, un team dell’Università della California – Berkeley ha filmato il comportamento delle blatte americane (Periplaneta americana) poste davanti a delle fessure alte solo 3mm: questi scarafaggi, il cui corpo è spesso circa 9 mm, sono riusciti ad attraversarle in un solo secondo grazie alla spinta delle zampe posteriori e ad una proteina, chiamata resilina, che rende le loro ali elastiche, quindi capaci di deformarsi e tornare nella forma originaria senza rompersi. Proprio per questo motivo gli scarafaggi sono difficili da schiacciare e riescono a passare ovunque.
È curioso notare che le principali specie di scarafaggi che occupano abusivamente le nostre case sono tutte tropicali (africane in particolare), le quali nella loro evoluzione si sono adattate a stare in foreste ricche di “appigli”, a differenza delle abitazioni dove le piastrelle offrono superfici perfettamente lisce, che rendono impossibile all’insetto di rigirarsi qualora si ritrovasse a pancia in su. Questo è uno dei motivi per cui spesso troviamo scarafaggi morti con le zampette all’aria. Un altro elemento è dovuto all’ingestione di l’insetticidi che inibiscono la funzione dell’acetilcolinesterasi, un enzima che regola la trasmissione nervosa, il quale comporta il susseguirsi di spasmi muscolari e portano inevitabilmente l’insetto a pancia in su.
Negli ultimi decenni gli scarafaggi hanno sviluppato un’avversione per determinati gusti: sebbene siano necrofagi e che al bisogno mangino tutto ciò che sia a loro portata, hanno sviluppato una naturale avversione per il dolce, in particolare per il glucosio contenuto negli insetticidi. La loro proverbiale adattabilità ha spinto questi insetti ad evolvere i recettori del gusto per recepire il glucosio contenuto negli insetticidi come un gusto amaro, anziché dolce, rendendo molte esche poco appetibili. In internet spesso viene consigliato l’uso del bicarbonato di sodio per uccidere le blatte, ma è efficace solo in minima parte perché, se ingerito dall’insetto, provoca nel suo apparato digerente dei gas letali che lo sopprimono. In questo modo, però, si uccidono solo gli esemplari che lo hanno ingerito e non tutto il nido, quindi l’utilizzo del bicarbonato non sarebbe per niente risolutivo.
Da anni nel pestcontrol si gestiscono le infestazioni da scarafaggi utilizzando esche insetticide in gel, le quali sono molto appetibili e raggiungono un maggior numero di individui attraverso il meccanismo del trasferimento orizzontale. Le esche alimentari sono le più efficaci, perché in poco tempo agiscono sull’insetto che ne entra direttamente a contatto e sugli altri esemplari presenti nel nido. Ciò avviene perché gli insetti del rifugio che non cercano direttamente cibo si nutrono delle feci, delle secrezioni e dei resti degli scarafaggi che hanno assunto l’insetticida, dando origine ad un ulteriore trasferimento del principio attivo ad un terzo gruppo di scarafaggi, provocando la cosiddetta “alimentazione indiretta”. L’attivazione metabolica funziona in tre fasi:
- l’insetto ingerisce o entra in contatto diretto con l’insetticida (indoxacarb);
- grazie al processo di bio-attivazione (decarbometossilazione), gli enzimi metabolici dell’insetto trasformano l’indoxacarb nella forma attiva dell’insetticida;
- la molecola attivata interferisce col sistema nervoso dell’insetto causandone la paralisi e, di conseguenza, la morte.
Solo gli insetti bersaglio sono dotati di enzimi metabolici specifici in concentrazioni sufficienti per attivare l’insetticida indoxacarb, garantendo che gli organismi non bersaglio non subiscano effetti nocivi. Il principio attivo utilizzato è di tipo non repellente e causa un ritardo nella mortalità degli scarafaggi: questo fattore è fondamentale, perché consente all’insetto di tornare nel suo rifugio contaminando gli altri prima di morire.
Per finire, un’ultima curiosità sugli scarafaggi: sono velocissimi! Possono muoversi ad una velocità superiore dai 5.4 km/h, che significa che in un secondo possono percorrere uno spazio corrispondente a 50 volte la lunghezza del loro corpo. Questo elemento è ancor più sensazionale se pensiamo che gli scarafaggi sono insetti incapaci di volare e, quindi, hanno sviluppato questa particolarità come meccanismo di difesa nei confronti di numerosi predatori, come corvi, rondini, gechi e topi, per i quali sono parte della loro alimentazione.
Avete capito le capacità di questi parassiti? Il nostro consiglio rimane sempre la prevenzione: ambienti puliti e ordinati limitano la presenza di questi insetti e ne facilitano l’individuazione. In caso di infestazione, bisogna sempre affidarsi ad aziende competenti, affinché la deblattizzazione avvenga in modo efficiente, definitivo e soprattutto sicuro per le persone, l’ambiente e gli animali domestici.