Conoscete già la processionaria del pino? Il lepidottero Thaumetopoea pityocampa o Thaumatocampa pityocampa è tristemente noto per il grande disagio che le larve causano durante la fase di svernamento, in primavera, quando abbandonando il nido invernale si muovono “in processione” verso i primi strati del terreno per concludere il proprio ciclo biologico. La grande capacità urticante dei peli situati sul dorso delle larve genera forti reazioni allergiche.
La lotta alla Thaumetopoea pityocampa è obbligatoria e disciplinata da uno specifico decreto poiché la presenza di questo pericoloso insetto costituisce un rischio per la salute pubblica, particolarmente per i bambini e per gli animali. Il lepidottero è un defogliatore che colpisce il genere Pinus e il cedro, in particolare Pinus nigra, Pinus silvestris, Pinus pinaster; chi riconoscesse nel proprio giardino segni della presenza della processionaria è tenuto per legge ad avvisare le autorità competenti locali e a seguirne le indicazioni per la rimozione dei nidi o l’esecuzione di un trattamento fitosanitario specifico.
Riconoscere la presenza della processionaria è abbastanza semplice, in quanto le larve costruiscono dei grandi nidi con fili serici, localizzati sulla cima degli alberi ma più ostica risulta essere la rimozione da un’area privata, data l’altezza dei nidi e il rilascio di numerosi peli urticanti nell’aria, quindi serve personale qualificato che lavori con strumenti di protezione adeguati.
All’arrivo della primavera le larve scendono dagli alberi nella caratteristica fila indiana – si ipotizza che a guidarli siano i feromoni – diretti verso i primi stati del terreno. Una volta interrate le larve iniziano il processo di metamorfosi e diverranno delle grosse falene notturne.E’ proprio il periodo primaverile arappresentare il momento di maggior rischio per esseri umani ed animali: la curiosità innescata dalla caratteristica processione del lepidottero attira fortemente i bambini e gli animali che incuriositi possono avvicinarsi troppo e venire a contatto con i pericolosi peli urticanti che Thaumetopoea pityocampa rilascia nell’aria.
I peli contengono sostanze che scatenano reazioni di tipo allergenico: generalmente rossore e prurito da contatto, ma anche tosse e dispnea, se inalate, e congiuntiviti agli occhi. Altri sintomi possono essere la comparsa di febbre, nausea e malessere generale. I soggetti a loro insaputa allergici corrono grossi pericoli perché la presenza delle sete nell’aria può provocare reazioni più gravi come anafilassi. Negli animali domestici possono verificarsi necrosi dei tessuti dell’apparato boccale con particolare riferimento alla lingua. Bisogna prestare attenzione anche ai nidi perché contengono i numerosi peli lasciati dalle larve durante le mute.
Viste le spiacevoli conseguenze da contatto con le larve, la lotta alla processionaria dei pini è stata regolamentata da due decreti ministeriali (DM 17 aprile 1998 e DM 30 ottobre 2007), che delegano la competenza al servizio fitosanitario regionale. Nelle aree che possano rappresentare un forte rischio per la salute come parchi pubblici e scuole, la disinfestazione è obbligatoria e sono soggette a monitoraggio continuo e trattamenti preventivi. Anche i privati cittadini sono tenuti a denunciare eventuali presenze nei propri spazi e a debellarne la presenza, sono previste sanzioni per il mancato rispetto della legge vigente.
Fortunatamente ci sono degli strumenti efficaci per la lotta della Thaumetopoea pityocampa; trattandosi di un insetto autoctono della fascia Mediterranea, in ambito boschivo sono numerosi gli antagonisti naturali che contengono l’infestazione.Nelle aree urbanizzate e nelle aree boschive dove risultasse necessario un intervento, i trattamenti sono di diverso tipo: si va dai “meccanici” ovvero di rimozione dei nidi o di contenimento del numero di larve, ai “biotecnologici” che utilizzano organismi antagonisti sfruttando le conoscenze in campo biologico, passando per l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia.
La rimozione dei nidi, manuale o effettuata con la vecchia tecnica dello sparo di fucile è un operazione ormai obsoleta da operare con estrema attenzione e con un certo grado di pericolosità perché soprattutto la seconda può disperdere nell’ambiente numerose sete. Tra i trattamenti meccanici è da preferire la posa di un collare alla base del tronco, nel quale apporre una colla che impedirà alle larve l’interramento primaverile. Il mezzo più moderno e meno rischioso per l’incolumità dell’operatore è ad oggi l’utilizzo del drone per la rimozione dei nidi; efficaci e di contenimento sono le trappole ai feromoni che attraggono gli esemplari maschi, lasciando che le uova deposte dalle femmine siano infeconde. Nell’ambito delle biotecnologie si utilizza, come per altri lepidotteri (vedi piralide del bosso), il Bacillus thuringiesi in quanto regolatore dello sviluppo, oppure la lotta biologica viene effettuata con l’introduzione di insetti antagonisti come ditteri, imenotteri o formiche giganti.
I metodi sopracitati non consentono il controllo totale del parassita poiché nella migliore delle ipotesi intercettano al massimo l’80% delle larve presenti sul pino. L’arma più efficacie a disposizione per debellare questo temibile insetto è l’endoterapiache garantisce l’eliminazione totale per un lungo periodo. I trattamenti endoterapici vengono ormai effettuati di prassi a scopo preventivo nei mesi di ottobre e novembre nelle aree pubbliche a rischio.
Questo tipo di trattamento fitosanitario si esegue somministrando, una soluzione insetticida nel sistema vascolare dell’albero. Il fitofarmaco è immediatamente veicolato in tutta la chioma e colpisce l’insetto quando si nutre. L’endoterapia oltre ad evitare spargimenti inutili di sostanze nell’ambiente fa che la pianta sviluppi una resistenza all’insetto.
Per i trattamenti endoterapici Ecosistem si avvale del sistema Nuovo Metodo Corradi®, che garantisce un controllo totale del parassita (mancata formazione del nido e discesa delle larve) per un periodo di 3 anni.