Con il termine parassiti alieni ci si riferisce a tutti quegli insetti che – per cause prevalentemente imputabili all’azione umana, alla globalizzazione degli scambi e ai cambiamenti climatici – si trovano a colonizzare un territorio diverso da quello di origine. L’azione dell’uomo è alla base della stessa definizione di specie aliena, perché senza l’azione diretta e/o indiretta dell’uomo non avrebbero origine.
Di parassiti alieni ne esistono da sempre, complici i traffici di merci e i viaggi da un continente all’altro di mercanti ed esploratori. Ai giorni d’oggi tante delle specie che ormai conosciamo bene e fanno parte della nostra quotidianità sono in realtà alloctone, la più famosa è la zanzara tigre (Aedes albopictus), arrivata in Italia nel 1990, ma anche la mantide Hierodula sp. e la cocciniglia cotonosa solcata (Icerya purchasi). Stiamo parlando di centinaia di specie che, arrivando nei nuovi territori si adattano all’ambiente, perché non hanno degli antagonisti e trovano le giuste condizioni ambientali e climatiche, così proliferano liberamente creando delle popolazioni che si autosostengono: per fortuna solo una parte di queste specie aliene è invasiva e minaccia la biodiversità e l’ecosistema in cui si insedia, con effetti negativi su di essi, ma anche causando impatti avversi sulla salute umana e sulle attività economiche.
A seguito di studi approfonditi su questi parassiti si è riscontrato che in molti casi la lotta biologica integrata sia il metodo più efficace ed efficiente per contrastarli e contenerli, come nei casi della cimice asiatica e del cinipide del castagno.
La cimice asiatica (Halyomorpha halys) è nota anche come cimice marmorata o cinese. Originaria di Cina e Giappone, dal 2012 si è insidiata in Italia, causando ingenti danni alla frutticoltura e all’orticoltura, inizialmente nella pianura Padana per poi propagarsi in tutta Italia. La mancanza di un insetto antagonista, la particolare forte resistenza agli insetticidi e l’alta mobilità, sono state le cause della sua veloce diffusione nel territorio italiano.
Dal 2020 in alcune regioni italiane si è iniziato a contrastare la cimice asiatica con l’introduzione della vespa samurai (Trissolcus japonicus), che ha dimostrato una buona capacità di insediamento. La vespa samurai si sviluppa a spese delle uova delle cimici (non solo di quella asiatica), deponendo le sue all’interno di quelle della cimice – impedendone la nascita – e lì si sviluppa fino a diventare adulto. Si moltiplica molto velocemente ed è in grado di parassitare fino al 90% delle uova di cimice. Purtroppo, gli esperti hanno dichiarato che la cimice asiatica è stabilmente presente in Italia, pertanto la vespa samurai serve a controllarne la proliferazione e a ridurne la popolazione per rendere la sua presenza compatibile con la produttività agricola.
Il cinipide del castagno (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu) è un imenottero anch’esso di origine asiatica che attacca i germogli di molte piante, in particolar modo quelle del castagno. Identificato per la prima volta in Europa in Piemonte nel 2002, quando comincia ad aggredire i castagni, tanto da essere catalogato come l’insetto più nocivo per queste piante a livello mondiale. Il cinipide del castagno si insinua nei tessuti meristematici della pianta causando il mancato sviluppo o la riduzione dei germogli, con la creazione di “galle”, e portando l’esemplare ad un veloce deperimento. A seguito di numerosi tentativi atti al contrasto di questo parassita, si è scoperto che il metodo più efficace è la lotta biologica attraverso il parassitoide specifico Torymus sinensis Kamijo.
Il Torymus s. compie una sola generazione all’anno (come il cinipide), deponendo fino a 70 uova all’interno delle galle appena formate, così la larva dell’ectoparassita si nutre di quella del Cinipide. Durante l’inverno la larva del Torymus s. diventa pupa all’interno della galla ormai diventata secca e in primavera sfarfalla, ricominciando il suo ciclo biologico. Le femmine devono necessariamente accoppiarsi, in caso contrario, ovidepongono nelle galle solo individui maschi, portando alla morte della popolazione del parassitoide in quell’area.
La comparsa di parassiti alieni, soprattutto quando comportano danni importanti alle colture o alla salute dell’uomo, diventa oggetto di studi approfonditi da parte di università ed enti di ricerca, in collaborazione con tecnici del settore ed aziende specializzate, per trovare una soluzione efficace e sostenibile al problema. Talvolta, purtroppo, per contenere momentaneamente la proliferazione del parassita alcuni operatori tendono ad impiegare prodotti fitosanitari ad alto spettro, non considerando che – se utilizzati in maniera non professionale – diventano nocivi per gli insetti non bersaglio (pronubi per la maggior parte) e inefficaci sul parassita, che solitamente presenta un’alta resistenza agli insetticidi. In questo caso, consigliamo sempre di rivolgersi ad aziende specializzate prima di metter mano a qualsiasi insetticida, per evitare di aggravare inconsapevolmente il problema, preferendo sempre l’applicazione di soluzioni calibrate e sostenibili, volte alla salvaguardia della salute dell’uomo e al rispetto dell’ecosistema.