I nemici numero uno del legno sono per l’appunto gli insetti xilofagi, termine che deriva dalle parole greche “xýlon/legno” e “phagèin/mangiare”. Quelli che effettuano i danni più seri, tanto che possono minare anche la sicurezza delle strutture, appartengono a due Ordini: gli Isotteri e i Coleotteri.
Isoptera deriva dal greco e si riferisce alla forma delle ali di questi insetti (“iso/uguale” e “ptera /ali”), che sono identiche tra di loro e lunghe più del doppio del corpo. Sono meglio conosciuti come termiti e vengono suddivisi in sei famiglie, ma quelle più diffuse in Italia sono le Rinotermitidi e le Kalotermitidi.
I Coleotteri devono anch’essi il nome alla forma delle loro ali: delle due coppie presenti, quella esterna è sclerificata e funge da “scudo”, da qui “koleós/guaina” e “pterón/ala”. Tra gli organismi viventi sono l’ordine più numeroso, pertanto quelli xilofagi, che vengono individuati con il nome comune di tarli, appartengono a tre famiglie – Anobidi, Cerambicidi e Lictidi.
Le termiti del legno sono insetti sociali organizzati con ruoli ben definiti – re, regine, operai e soldati – e la loro cooperazione è finalizzata al sostentamento della regina. Sono divise in due caste principali: quella dei riproduttori, dove si trovano re e regine, e quella degli sterili, destinata a operai e soldati. Alcuni soldati presentano un capo particolarmente sviluppato che funge da “scudo” nei confronti dei predatori, e hanno grandi mandibole necessarie unicamente alla difesa. Gli operai sono destinate allo scavo di gallerie, alla ricerca del cibo e, dunque, al mantenimento del nido, pertanto sono loro a causare i danni alle strutture lignee. Soldati e operai sono atteri, ovvero privi di ali, al contrario di re e regine che hanno due paia d’ali.
I tarli del legno, a differenza delle termiti, non sono insetti sociali e dunque teoricamente tutti gli esemplari sono dannosi per il legno. Gli adulti, a seguito dello sfarfallamento si riproducono e cercano anfratti nel legno di una struttura o di un mobile in cui deporre le uova. Dopo la schiusa delle uova, le larve scavano profonde gallerie interne nutrendosi della cellulosa in esso presente, fino al raggiungimento dello stadio adulto, momento in cui sfarfallano e creano un buco di uscita sulla superficie del legno.
La principale differenza tra termite e tarlo è l’aspetto del legno a seguito del loro attacco. La termite non danneggia la superficie esterna del legno, che rimane pressoché intatta, ma agisce internamente. Le termiti del legno scavano gallerie simili a caverne, senza procedere lungo una determinata direzione, mentre le termiti sotterranee creano gallerie orizzontali che seguono le venature del legno. Se nelle termiti i colpevoli dei danni sono gli operai, nei tarli, invece, solo le larve si nutrono del legno, nel quale producono una rete ramificata di lunghe gallerie e infine dei fori sulla superficie, per permettere all’insetto di sfarfallare raggiunto lo stadio adulto.
Il principale segnale della loro presenza è il ritrovamento di rosura, una polvere in corrispondenza dei fori o del legno attaccato: quella del tarlo è quasi impalpabile, mentre quella delle termiti è leggermente più grossolana e spessa. Le termiti, oltre a non dare segnali chiaramente visibili della loro presenza, sono assolutamente silenziose nel loro agire, per lo meno all’orecchio umano; invece, dei tarli è possibile udire nelle ore notturne il rumore dell’azione trofica dei Cerambicidi.
Prima di effettuare un qualsiasi tentativo di disinfestazione fai-da-te è consigliato contattare un’azienda professionista del settore, che provvederà a fare un sopralluogo per capire quale insetto xilofago sia presente, l’entità del danno e se l’infestazione è ancora attiva. Un intervento eseguito in modo professionale assicura la risoluzione del problema in maniera definitiva e rispettosa per l’ecosistema.
Per i tarli si agisce diversamente se l’infestazione è presente in un mobile o nella struttura di un edificio, a seconda si può optare per un trattamento ad induzione di aria calda (portando la temperatura fino a che diventa letale per gli insetti), oppure l’iniezione o la spennellatura di insetticida. Lo scopo è andare in profondità per ottenere un controllo efficace del parassita, evitando “barriere chimiche” che agiscono solo sulla superficie, perché in questo modo si interverrebbe solo su una parte degli insetti presenti che verrebbero velocemente rimpiazzati.
In caso di termiti si opera con un innovativo sistema a basso impatto ambientale costituito da un supporto di cellulosa impregnato uniformemente con il principio attivo Diflubenzuron, un inibitore della sintesi della chitina (IGR), la cui appetibilità per le termiti è fortissima. Grazie al comportamento delle operaie, che racimolano il cibo e lo portano alle altre caste, il principio attivo viene trasferito a tutta la colonia e la sradica completamente. I risultati non sono visibili nell’immediato, perché il trattamento richiede del tempo per diffondere il principio attivo nell’intera colonia, ma una volta che viene trasferito completamente al termitaio il problema si risolve.